Incontro con la Storia
"La storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell'antichità"
Marco Tullio Cicerone
Studiare storia non è mai semplice, lo sappiamo... per facilitarci lo studio abbiamo provato, in diversi modi, ad immedesimarci in alcuni personaggi storici che abbiamo incontrato nel corso di quest'anno scolastico. Lavorando a coppie, attraverso la scrittura alternata, abbiamo prodotto dei testi a tematica storica, ma arricchiti con la nostra fantasia, a partire dai generi studiati in antologia come la lettera, il diario, i racconti, le interviste e le descrizioni. I personaggi che abbiamo avuto la fortuna di incontrare appartengono al mondo della letteratura, dell'epica e della storia.
Maria Lucia S., Giorgia D.
Carlo Magno

Con gli occhi di Eginardo
Era uno dei tanti giorni di scuola e la prima materia in programma era storia. Durante il tragitto fantasticavo su che nuovo argomento mi attendeva. Divorata dalla curiosità entrai in classe come un razzo e preparai il materiale. Comunicataci dall'insegnante la pagina mi fiondai sul libro e mi chiesi quale altro popolo avrei incontrato questa volta: erano i Franchi. Non ero tanto emozionata, ma appena lessi le prime righe, incominciai ad incuriosirmi. Una delle cose che mi appassionò particolarmente fu la figura di Carlo Magno, a tal punto che ne scrivo un testo proprio adesso. Per immaginarlo al meglio voglio fare un lungo viaggio nel tempo, più di 1.000 anni fa! Voglio tornare nel lontano 2 aprile del 742, immaginarmi com'era Carlo Magno da bambino e poi, immedesimandomi nel suo più caro amico e biografo Eginardo, vorrei descriverlo nel periodo della maturità.
Mi immagino Carlo, appena nato, come un piccolo neonato dagli occhi chiarissimi e dalla pelle delicata. E man mano che Carlo cresceva si iniziava ad intravedere la sua magnifica bocca, sottile e molto delicata, morbida come un cuscino colmo di piume, non tanto carnosa ma rossa come il fuoco d'inverno. I suoi capelli erano chiari e molto lisci come un abito appena stirato, biondi, quasi color oro. La sua pelle era morbida e liscia, molto chiara. Era un bel ragazzo, simpatico e dolce che col tempo diventò un forte guerriero, attraversando, con il suo esercito, i periodi più duri. A mezza età Carlo era molto alto, oltre un metro e novanta. Il suo aspetto era maestoso, e anche persa la sua giovinezza, la sua imponenza fisica incuteva rispetto. I suoi occhi erano impenetrabili, ma era un uomo buono come il pane, seppur altezzoso e anche un po' superbo. Ora Carlo è vecchio e i segni dell'età iniziano a manifestarsi. Eccolo davanti a me! È ancora molto robusto quanto forte. La sua barba è lunga, come le spighe di grano, porta abiti pesanti: indossa un mantello rosso, adornato di diamanti e decorazioni in oro, all'interno è presente una pelliccia bianca (a causa del freddo nel paese in cui abita), ha una veste di color blu intenso, che sembra quasi un cielo senza stelle dalla quale si intravede una maglietta bianca. Sul capo porta la corona, anch'essa tempestata di diamanti e cerchi in oro. Nella mano sinistra stringe con fierezza lo scettro imperiale, sempre in oro, sormontato da una croce, e nella mano destra sostiene il globo crocigero, una pesante sfera in oro con anch'essa una croce, segno della cristianità. Stando al suo fianco, si sente un odore buono ma allo stesso tempo strano, molti profumi si mescolano tra loro, come quello della stoffa o il buon profumo della sua pelle. Con i suoi abiti imperiali, la corona, il globo crocigero e lo scettro imperiale è proprio il re dei Franchi e l'Imperatore della Chiesa! Carlo è un uomo altruista e allo stesso tempo egocentrico, così come molto dolce, ama la musica, la caccia e il nuoto, e prima di addormentarsi deve esserci sempre qualcuno che gli legga una favola, un romanzo o una poesia... ma ahimè questo magnifico uomo è morto il 28 gennaio 814 d.C., a causa di un incidente di caccia. Purtroppo la nostra tappa e il nostro lungo viaggio nel tempo è finito, chissà quale altro argomento dovrò studiare, chissà se mi appassionerà come questo. Ora torniamo nel 2019 e aspettiamo un nuovo viaggio nel tempo, per imparare e far lavorare la nostra fantasia. Allora, alla prossima avventura!
Asia T.
Giovanna D'Arco

Uno strano incontro
Era un bel giorno di primavera, il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cantavano e io e la mia compagna di classe Valentina ne approfittammo per fare una passeggiata.
Mentre chiacchieravamo del più e del meno, vedemmo una persona che sembrava spaesata e spaventata. Era una giovane donna bella ed elegante, indossava un vestito lungo e degli appariscenti stivali in pelle. Il suo viso era piccolo, aveva dei capelli lunghi ricci e biondi, sembrava un angelo. Incuriositi ci avvicinammo a lei e le chiedemmo chi fosse e cosa ci facesse ad Alà perché non l'avevamo mai vista prima. Quindi la invitammo a casa nostra e lei acconsentì senza dire niente. Durante tutto il tragitto lei non disse una parola e noi eravamo un po' imbarazzati perché non sapevamo cosa dire. Quando arrivammo a casa, la strana donna vide un vecchio quadro di nonno dove era raffigurato Carlo VII e iniziò, finalmente, a parlare esclamando: "Je vais amener la france à la victorie" che significa "porterò la Francia alla vittoria". Noi, spaventati, ma anche incuriositi, le chiedemmo come si chiamava e da dove veniva. Lei, questa volta, ci rispose in italiano e disse: "Sono Giovanna D'Arco, vengo da Orleans e non so dove mi trovo". Noi le dicemmo che si trovava ad Alà dei Sardi, un piccolo paese della Sardegna. Lei rispose affermando che in Sardegna non c'era mai stata e che avrebbe tanto voluto visitarla, però essendoci gli Aragonesi, non poteva venire, altrimenti ci avrebbe "lasciato le penne". Dopo queste poche battute Giovanna ci chiese cosa avevamo da mangiare e le dicemmo che c'era del pollo, sempre se era di suo gradimento. Lei, meravigliata, approvò la nostra offerta e ci spiegò che ai suoi tempi i poveri come lei non si potevano permettere del cibo così prelibato. Mentre il pollo stava cucinando ci sedemmo a tavola e iniziammo a farle delle domande per scoprire più cose su di lei. Noi a scuola avevamo già studiato Giovanna D'Arco però volevamo sapere più cose su di lei. Per prima cosa le facemmo delle domande sulla sua infanzia e le chiedemmo cosa sentiva nelle voci che udiva da piccola. Giovanna ci rispose che non fu un periodo facile, soprattutto il primo periodo che sentiva le voci perché si spaventava molto quando dormiva, si svegliava quasi tutte le notti e non riposava quasi nulla. Senza farle alcun tipo di domande ci disse che fu una delle poche donne a rifiutare una proposta di matrimonio decisa dai genitori e ci confessò che si sentiva più forte delle altre donne che pur non volendo si dovevano sposare con persone che non conoscevano e che non volevano solo per accontentare i propri genitori. Poi le chiedemmo che emozioni aveva provato quando Carlo VII le diede l'incarico di comandare l'esercito che aveva portato alla vittoria. Lei, con aria molto fiera per le sue imprese, ci disse che guidare un esercito era sempre stato il suo sogno e dopo tanti sforzi ci era finalmente riuscita. Tra una chiacchera e l'altra il pollo era pronto. Appena lo mettemmo in tavola Giovanna iniziò a divorarlo senza neanche prendere in mano la forchetta e mettere il pollo nel piatto. Noi rimanemmo scioccati dal suo comportamento. Alla fine ci disse che il pollo era buonissimo e ci ringraziò per la nostra ospitalità perché non tutti accoglievano a casa la gente estranea. Così, riaccompagnammo Giovanna nella piazza e da quel momento scomparve, è stata un'esperienza bellissima e anche molto strana.
Omar T., Valentina A.
Elisabetta I

Autobiografia di una regina
A me, Elisabetta I Tudor regina di Inghilterra e d'Irlanda, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, una strana tristezza riempie il cuore, anche se dovrei essere felice perché ho risolto uno dei miei più grandi problemi: è morta la mia odiata e amata rivale, Maria Stuart. Mi dispiace un po' per il modo in cui è stata uccisa. È vero sono stata io a condannarla e anche se ho dovuto imparare a non mostrare i miei sentimenti, anche io ho un cuore e mi dispiace per lei, ma dovevo farlo! Stava minacciando il mio potere.
Sono sicura che ripercorrere la mia vita, dal giorno in cui ho iniziato a regnare fino ad oggi, mi aiuterà a dimenticare quest'orribile giornata. Dal 1558 (l'anno in cui sono diventata regina) è cambiato il mio modo di vivere. Non ero la prima donna a essere incoronata regina. Prima di me c'era la mia sorellastra Maria Tudor. Venne soprannominata "la Sanguinaria" per le tremende persecuzioni che inflisse ai protestanti inglesi nel tentativo di restaurare il Cattolicesimo... forse è per questo che gli inglesi temevano un'altra donna al trono. Con lei, da giovani, siamo sempre andate molto d'accordo, anche perché condividevamo la stessa condizione di figlie abbandonate da un padre alla continua ricerca di eredi maschi. Quando però diventò regina iniziò a considerarmi come una rivale. Io rappresentavo un pericolo per Maria perché ero l'unica erede rimasta fedele all'anglicanesimo. Quando sono salita al trono mi sono sentita amata e ben voluta da tutto il mio popolo, penso che almeno la maggior parte dei sudditi inglesi siano fieri del mio impegno per renderli felici. Nonostante questo i cittadini cattolici non mi hanno mai riconosciuta e hanno sempre visto come erede legittima al trono inglese Maria Stuart. L'ho odiata per questo e non solo! Devo ammettere che sono sempre stata invidiosa della sua persona e soprattutto della sua bellezza. Inoltre lei ha avuto un figlio maschio, mentre io non ne ho avuto il coraggio, avevo troppa paura di andare incontro alla stessa sorte di mia madre: è stata giustiziata dopo un processo perché mio padre si era stancato di lei, sapeva che non gli avrebbe potuto dare eredi maschi. Per non far notare queste paure al mio popolo dico che sono sposata con lui. Mi sono sempre sentita diversa da Maria soprattutto quando mi sono ammalata di vaiolo, malattia terribile che ha rovinato la mia pelle facendola diventare rugosa e inguardabile. Nessuno può immaginare cosa ho provato quando ho scoperto di averla! Ero profondamente triste quando Maria mi ha fatto ricevere il quadro del suo viso ben curato e rifinito e allora ho deciso anche io di farmi fare dei quadri e mandarglieli, ma dopo che ho visto la mia faccia mi sono resa conto che non ero paragonabile a lei e così ho deciso di bruciare tutti i miei ritratti.

Credo di essere, nonostante tutto, una donna molto forte, in questi anni ho affrontato molte guerre tra cui, quella contro la Spagna di Filippo II e la sua Invincibile Armata, che secondo me tanto invincibile non lo era per niente! Fu allestita contro l'Inghilterra una flotta di 140 navi con a bordo 20.000 soldati, senza dubbio la più grande della storia, ma fallì miseramente perché gli uomini mandati da Filippo II furono assaltati dalle mie flotte dotate di un'artiglieria più efficace. Per questo lui fu costretto a ritirarsi.
Ho affrontato e superato davvero tantissime difficoltà, ma ho avuto anche molte gioie come quella di veder nascere nuove colonie inglesi oltreoceano: la mia amata Virginia! Ho dato tanto al mio popolo e il mio popolo ha dato tanto a me, sono fiera di lui e lo rimarrò per sempre, è grazie a lui se riesco ad andare avanti nonostante giornate terribili come questa.
Maria Lucia S., Giorgia D.
Martin Lutero

Diario di un'anima inquieta
15/01/1522
Caro Diario,
un mio caro amico, Federico il Saggio, principe di Sassonia, mi ha donato questo libro dalle pagine bianche, pregandomi di scrivere tutte le cose che in questo periodo mi turbano. Sono davvero avvilito...come ben sai, prima Leone X mi ha scomunicato e poi anche Carlo V mi ha bandito dall'Impero e non sono più libero neanche di fare una passeggiata per le vie della città, pensa che ho dovuto persino cambiare identità per non farmi riconoscere in giro. Forse ti chiederai se mi sono pentito di tutto quello che ho fatto, ma posso dirti con certezza che non lo sono affatto! Piuttosto sono molto preoccupato, perché la Chiesa, la mia amata Chiesa, sta andando in frantumi a causa della profonda corruzione che vi è al suo interno: il nepotismo, la vendita delle indulgenze sono, ormai, pratiche abituali. Com'è possibile che per avere il perdono dei peccati sia necessario pagare? Credo che una persona possa ottenere il perdono direttamente rivolgendosi a Dio senza per forza doversi confessare con un prete. Basta che uno sia credente per essere salvato! Una delle mie più grandi convinzioni, come ben sai, è il fatto che ogni credente può interpretare liberamente le Sacre Scritture senza che ci siano vescovi o preti come intermediari, ognun di noi può e deve avere un contatto diretto con Dio. Per tutte queste ragioni ti dico che non sono pentito, anzi, ritengo che ora più che mai sia necessario ritornare alla Chiesa di un tempo, ai suoi valori ed è proprio per questo che è stato necessario staccarmi da essa. Sono un po' confuso dal fatto che nonostante la Chiesa sia così corrotta molte persone consapevoli di questo continuano comunque a seguirla! Io sono stato una delle prime persone ad accorgermi di tutta questa situazione e a ribellarmi. Caro Diario si è fatto tardi e ora devo andare a cena. Desidero che le cose cambino, vorrei essere sereno e vorrei persino farmi una famiglia.
Ti saluto
Il tuo Martin
Giuseppe C., Giorgia D.
Dante Alighieri

Un'intervista inaspettata

Dopo aver superato questo primo ostacolo ci siamo presentati a Dante e Virgilio, abbiamo chiesto loro se potevamo proseguire il percorso in loro compagnia e se ci potevano raccontare la storia del giudice Minosse. Durante il lungo tragitto fino al cerchio dei lussuriosi ne abbiamo approfittato per fare al sommo Poeta una piccola intervista. Le domande erano molto improvvisate perché non ci aspettavamo di addormentarci, ma soprattutto di incontrare Dante e Virgilio. Ilaria gli ha chiesto: "Signor Alighieri perché ha voluto iniziare l'avventura della Divina Commedia partendo dalla selva oscura?" e lui ha risposto con voce sicura e contenta, per la nostra visibile curiosità: "come penso abbiate già letto, mi sono perso in una selva oscura smarrendo la via del ritorno". Ilaria ed io ci siamo guardati sorpresi perché abbiamo capito esattamente il volgare parlato da Dante. Incuriositi gli abbiamo poi chiesto in coro: "signor Alighieri, quanto le è dispiaciuto essere bandito da Firenze?", con un grande sospiro ha risposto: "Firenze è sempre stata molto importante, anche se sono stato mandato in esilio è e sarà sempre la mia città". Molto dispiaciuti per lui, abbiamo continuato nel cammino e qui è scattata la domanda sull'amore perduto: "qualche anno dopo la morte di sua madre, Gabriella De Abati, ha avuto un incontro che le ha cambiato la vita, giusto?", con una risposta smorzata da un pianto lieve ci ha risposto: "sì, pur avendo soltanto nove anni quando ho incontrato Beatrice per la prima volta non ho mai nascosto i sentimenti che provavo nei suoi confronti". Allora abbiamo continuato il nostro viaggio, sembrava che fossimo nella vita vera, era tutto molto reale. Dopo un po' Dante si è seduto su una roccia e noi ne abbiamo approfittato per fargli altre domande. Stavamo parlando con il padre della Letteratura Italiana, era un'occasione da non perdere, così gli ho chiesto: "perché ha scelto di dividere la Commedia in tre parti?" lui gesticolando ha risposto: "devo dirti la verità, non so come mi sia venuto in mente, però parla un po' di me, della mia vita. All'inizio dell'Inferno, per esempio, la selva oscura rappresenta lo smarrimento della mia anima, la perdita della retta via. Il Purgatorio rappresenta un momento di passaggio del mio spirito che si rinnova, per poi arrivare al Paradiso, il regno in cui vedo Dio nella sua grandezza".

"Cosa ne pensa della sua guida Virgilio?" gli ha chiesto Ilaria senza perdere tempo, lui con molta sicurezza ha risposto: "mi sono sempre piaciute le sue opere, quindi è stato un punto di riferimento per la mia carriera da poeta". Be non potevano certo mancare le domande sulla scuola in un'intervista di due scolari, giusto? Quindi: "com' era la scuola ai tuoi tempi?" e lui con aria stanca ci ha risposto: "Beh sicuramente un tempo la scuola non era per tutti, ma solamente per quelli che se la potevano permettere economicamente, ma non bisognava essere solamente ricchi, ma anche educati!". Dopo questa risposta abbiamo pensato di farne un'altra e smettere, per poi continuare per strade separate, così gli abbiamo domandato: "immaginiamo che per come ha vissuto la sua vita e per la sua fede lei, una volta morto davvero, si trovi in Paradiso. Come passa le sue giornate?" Ma lui anziché risponderci ci ha detto: "come mai tante domande?" e noi a nostra volta abbiamo ribattuto: "beh è raro incontrare un poeta ai nostri tempi..." e lui allora ci ha dato la risposta alla domanda precedente: "dopo aver trascorso un po' di tempo in Purgatorio, sono salito al Paradiso. Qui ho incontrato Beatrice e ho ritrovato mia moglie Gemma e i miei figli. Passo gran parte della mia giornata a discorrere con Lapo e Guido. A volte mi è concesso di incontrare oltre a Beatrice anche il mio maestro, Virgilio..."Dante non ha avuto modo di finire il suo discorso perché siamo stati svegliati improvvisamente da Andrea, il pizzaiolo, che ci ha chiesto cosa ci fosse successo. Io e Ilaria sbalorditi ci siamo guardati negli occhi e non abbiamo avuto il coraggio di rispondere.
Fabrizio S., Ilaria D.
Cristoforo Colombo

La lettera nella bottiglia
Caro Cristoforo Colombo,
siamo Giovanni e Francesca due alunni della 2 A di Alà dei Sardi. Siamo venuti a fare la sua conoscenza durante delle ricerche storiche e dobbiamo dire che la sua persona ci ha molto affascinato. Oggi il mare è piuttosto agitato, ma speriamo che questa lettera dentro la bottiglia le arrivi al più presto. Se non siamo troppo di disturbo volevamo farle delle domande in modo da essere preparati per l'interrogazione di storia. Innanzitutto saremmo curiosi di sapere come è iniziata la sua passione per la navigazione e se ha fatto altri viaggi oltre quello intrapreso per raggiungere le Indie. A scuola abbiamo studiato che il Medioevo è stato un periodo ricchissimo dal punto di vista culturale e artistico ma non ancora all'avanguardia per quanto riguarda le scoperte geografiche al punto che le persone credevano a leggende non vere sull'Oceano "tenebroso" e quindi pochissimi avevano il coraggio di avventurarsi alla ricerca di qualcosa di nuovo: lei dove ha trovato il coraggio, come ha superato la paura dell'ignoto per spingersi a scoprire una nuova rotta verso le Indie? Abbiamo letto che la sua impresa, non ha trovato l'appoggio della corona portoghese, bensì di quella spagnola, è contento di essersi rivolto a loro? Ci piacerebbe, inoltre, sapere com'erano le popolazioni che ha incontrato una volta attraccato sul nuovo continente e se è a conoscenza che grazie al suo coraggio altri dopo di lei hanno deciso di sfidare il mare aperto per scoprire nuove terre. Aspettiamo con piacere la sua risposta, speriamo che questa lettera le arrivi il più presto possibile.
Cordiali saluti
Giovanni e Francesca.
Cari Giovanni e Francesca,
sono lieto di aver ricevuto la vostra lettera. Da quel che ho capito siete rimasti molto incuriositi dalla mia persona... bene, sono qui a rispondere alle vostre domande. Le mie scoperte sono iniziate grazie a mio fratello che era un cartografo molto esperto, insieme a lui ho avuto modo di approfondire la lettura e il disegno per le carte, contemporaneamente ho sempre navigato su molte navi e studiato opere di altri marinai. Durante il mio viaggio la corte spagnola mi ha sempre appoggiato soprattutto al mio rientro, mi mandarono tante lettere e questo mi rassicurò molto. Non mi feci condizionare dalle varie leggende che girarono sull'Oceano, presi coraggio e partii, il mio desiderio di conoscere nuove culture e nuovi popoli era più forte di tutto il resto. Lo sbarco fu qualcosa di indimenticabile, fu un sogno che si realizzò dopo tani sacrifici... partii con tre caravelle, salpai da Palos il 3 agosto 1492 con un equipaggio spagnolo, arrivai il 6 settembre in un'isola alla quale diedi il nome di San Salvador. Quando vidi terra fui convinto di essere arrivato nelle Indie e questa certezza mi accompagnò fino alla morte. Ora sappiamo che dopo le mie esplorazioni molti altri affrontarono il mare aperto, uno di questi fu appunto Amerigo Vespucci che arrivò alla consapevolezza che io avevo scoperto, senza saperlo, un nuovo continente: l'America. Quando giunsi nell'isola di San Salvador rimasi affascinato dalle persone che vi trovai, erano uomini di aspetto giovane, di buona statura con capelli lisci e piuttosto spessi. Erano persone primitive vestite con un gonnellino di foglie di banano, piuttosto rozze ma molto cordiali e gentili, rimasi sorpreso dalla quantità di pietre preziose e metalli che mi offrirono. Purtroppo il mio percorso si fermò quando iniziai a invecchiare e non trovai più le forze per continuare. Se posso darvi un consiglio non smettete mai di inseguire i vostri sogni anche se molti vi scoraggeranno come è successo a me. Siate tenaci e impegnatevi nello studio. Ora devo lasciarvi perché il tempo a mia disposizione è finito. Spero di aver soddisfatto le vostre domande, mi ha fatto molto piacere ricevere la vostra lettera.
Tanti saluti
Cristoforo Colombo.
Giovanni D., Francesca B.
Ettore e Andromaca

Lettere d'amore
Dopo il loro incontro, Ettore e Andromaca disperati decidono di scriversi un'ultima lettera che purtroppo non arriverà mai a destinazione...
Carissimo
Ettore,
mi manchi già tantissimo, non riesco ancora a credere che hai deciso di lasciarci da soli, abbandonati al nostro crudele destino senza di te. Da quando sei andato via sono disperata, ho voluto scriverti subito questa lettera che probabilmente non leggerai mai, per farti sapere quello che penso di te anzi di noi, sperando che ti faccia riflettere a tornare indietro. Un figlio piccolo e una moglie indifesa non sono dei motivi sufficienti per stare attento alla tua vita e rinunciare alla gloria in guerra? Sai benissimo quello che ho passato per mano del valoroso Achille che ha ucciso tutta la mia famiglia. Tu per me non sei solo un marito, ma anche un padre e un fratello. Non posso rimanere sola non è giusto, non me lo merito, alla fine meglio morire. Tu, amore mio, sei l'unico uomo su cui io possa contare, ti supplico, non fare di me una vedova e di tuo figlio un orfano, salvati la vita e anche la nostra. Esserti tolto l'elmo per poter abbracciare tuo figlio spaventato, mi ha fatto capire che il tuo era un gesto d'amore per la famiglia, perché solo un valoroso guerriero come te l'avrebbe potuto fare. Quando però ti ho visto convinto di partire in battaglia, mi sono ricreduta. Come hai fatto a implorare Zeus di far crescere il nostro Astianatte per farlo diventare un eroe valoroso come te, se sai in cuor tuo che non potrebbe mai accadere, vista la fine che farebbe senza di te? Non andare sul campo di battaglia per batterti con Achille, rifugiati nelle mura, ascolta l'amore che senti per noi e non quello della tua gloria e torna. Il tuo coraggio sarà la tua morte, se sei un grande eroe è anche merito mio, perché al tuo fianco hai avuto una moglie come me. Alla fine credo che non hai sposato me, ma la tua spada. Sai benissimo che per me il valore dell'amore per la famiglia è più importante della gloria in guerra, mi dà tristezza che il mio pensiero non sia anche il tuo. Non stai pensando a noi, sei troppo testardo, orgoglioso, fedele ai valori eroici, non so come fai a sacrificare l'amore per i tuoi cari pur di cercare di salvare una patria destinata comunque a cadere. So già la sorte che verrà riservata a me e al tuo piccolo figlio indifeso. Ripensaci e ricrediti, inutile sarebbe continuare a vivere senza di te. Non ho più parole, ma solo lacrime.
Tua Andromaca
Mario S., Santinu S. e Simone L.
Mia cara e amata Andromaca,
non disperarti per me, sono ancora vivo. Dal nostro ultimo incontro ho provato a scrivere tante volte senza mai riuscirci... fino ad ora. Ho lasciato le mura di questa città, sono certo che non ti rivedrò più. Ho deciso di scriverti questa lettera perché sento già la tua mancanza, non ce la faccio a stare senza te e il nostro piccolo Astianatte. Che tenerezza quando l'ultima volta che l'ho visto non mi ha riconosciuto dietro l'elmo! Devi promettermi di non mollare mai, anche se io non ci sarò. Non puoi immaginare in questi giorni come sia per me e per i miei compagni andare in guerra, però se mi guardo dentro provo un sentimento forte che mi porta a combattere fino alla fine... Questa guerra voglio dedicarla a te e ad Astianatte, mie ragioni di vita. Ci sono tante cose che vorrei raccontarti, come il dolore di vedere i miei più cari amici morire in guerra, le difficoltà che affronto ogni giorno, i sentimenti che continuo a provare per te e per il nostro bimbo, l'onore di essere qui a combattere per la nostra gente e la nostra patria. Riguardo a nostro figlio, spero che cresca valoroso come il padre, un forte guerriero e che ti mostri le spoglie del nemico. Adesso devo andare, vincerò la guerra te lo prometto. Ti saluto e mi aspetto da te una risposta. Come stai e come sta nostro figlio?
Mi manchi, il mio cuore mi consiglia di mollare, ma il mio onore dice di combattere, quindi seguirò questo anche se tu non potrai capirlo fino in fondo.
Con amore da Ettore.
Kekka, Asia T.
Francesca da Rimini

Lettera alla figlia Concordia
Di Francesca da Rimini, figlia di Guido da Polenta il Vecchio, non si hanno molte notizie. Sappiamo che si sposò con Gian Ciotto Malatesta e che si innamorò del fratello Paolo. Dal matrimonio con Gian Ciotto nacque una bambina, Concordia. Di seguito potete leggere la lettera che, secondo la nostra fantasia, Francesca avrebbe voluto scrivere alla figlia.
Carissima Concordia,
voglio aprirti il mio cuore e raccontarti quello che non ho potuto dirti quand'ero in vita. È iniziato tutto il 6 marzo alle 12:30, quando Dio mi ha dato il regalo più grande della mia vita: avere una figlia. Quando ti ho potuta prendere lentamente fra le mie braccia i miei occhi si sono illuminati di gioia, di felicità, ma soprattutto di amore, quello che provo tutt'ora per te. Ha contribuito a riempirmi di gioia quel piccolo viso e quegli immensi occhi azzurri, mi piacerebbe rivedere quel bellissimo sorriso che mi illuminava anche nei momenti più bui. Vorrei raccontarti tutta la verità su me e papà, tutto quello che vorresti sapere. La situazione tra me e lui non è mai stata semplice, ancor prima che tu nascessi. È molto difficile da spiegare: mi dispiace veramente tanto che tu lo venga a sapere solamente adesso, ma oramai è troppo tardi per dirtelo di persona. Io e tuo padre non siamo mai stati felici, l'unica persona che colmava questo vuoto era Paolo che ho amato con tutta me stessa, se solo lo avessi potuto conoscere anche tu saresti stata affascinata della sua solarità e generosità. Sappi solo che anche se mi ritrovo a migliaia di passi da te, nel mio cuore sarai sempre a un passo da me. Spero tanto che riuscirai a perdonarmi, perché il tuo perdono è l'unica cosa che conta veramente per me, finché la mia anima non si spegnerà del tutto e il tuo ricordo svanirà per sempre.
Ti amo più della mia stessa vita......
Mamma
Chiara B., Lorenza P.
Marco Polo

Marco Polo è stato un viaggiatore veneziano che nel XIII secolo attraversò il continente asiatico fino a raggiungere la Cina. Attraverso un fumetto vi raccontiamo il nostro incontro con lui.
Giuseppe C., Manuel M., Fabrizio S.